"I
miracoli di Cristo
non sono una
esibizione di potenza,
ma segni
dell’amore di Dio, che si attua là
dove
incontra la fede dell’uomo nella reciprocità.
Scrive
Origene: «Allo stesso modo che per i corpi
esiste un’attrazione naturale
da parte di
alcuni verso altri,
come del
magnete verso il ferro … così tale fede
esercita
un’attrazione sulla potenza divina»
(Commento al
Vangelo di Matteo 10, 19).
Dunque,
sembra che Gesù si faccia
– come si
dice –
una ragione
della cattiva accoglienza
che incontra a Nazareth.
Invece, alla fine del racconto,
troviamo un’osservazione
che dice proprio il contrario.
Scrive l’Evangelista che Gesù
«si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,6).
Allo stupore dei concittadini,
che si scandalizzano,
corrisponde la meraviglia di Gesù.
Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza!
Malgrado sappia che nessun profeta
è bene accetto in patria,
tuttavia la chiusura del cuore
della sua gente rimane per Lui oscura,
impenetrabile: come è possibile
che non riconoscano la luce della Verità?
Perché non si aprono alla bontà di Dio,
che ha voluto condividere la nostra umanità?
In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth
è la trasparenza di Dio,
in Lui Dio abita pienamente.
E mentre noi cerchiamo sempre altri segni,
altri prodigi, non ci accorgiamo
che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne,
è Lui il più grande miracolo dell’universo:
tutto l’amore di Dio
racchiuso in un cuore umano,
in un volto d’uomo.
Colei che ha
compreso veramente
questa
realtà è la Vergine Maria,
beata perché
ha creduto (cfr Lc 1,45).
Maria non si
è scandalizzata di suo Figlio:
la sua
meraviglia per Lui è piena di fede,
piena
d’amore e di gioia, nel vederlo
così umano e
insieme così divino.
Impariamo
quindi da lei,
nostra Madre nella fede,
a
riconoscere nell’umanità di Cristo
la perfetta rivelazione di Dio".
(Papa Benedetto XVI - dall'Angelus dell'8 luglio 2012)
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