Nell’architettura
d’un
Tempio gotico
tutto è
slanciato in alto;
le
colonne, gli archi,
i
pinnacoli trionfanti,
formati
di pietra dura,
sembrano
trofei di vittoria
sulla
materia,
per i
merletti di marmo
che
ingentiliscono
la
durezza dei massi,
per le
curve
che li
accarezzano
e li
ammorbidiscono,
per i
sesti acuti
che li
irrigidiscono sugli abissi
come
vittorie sul vuoto
e sulla
profondità.
Il
Sacerdote dev'essere
tutto
tratto in Dio,
come un
Tempio
della
sua gloria,
rifulgente
di virtù per Maria,
vittorioso
del peso
della
materia per Lei.
La
purezza solleva in alto
le sue
potenze,
la
modestia addolcisce
la sua
natura
che
vorrebbe sbizzarrirsi
e la
chiude
in un
composto raccoglimento;
la
dolcezza rende morbida,
per così
dire,
la
durezza del carattere,
l'occhio
casto è come l'ogiva
aperta
sull’azzurro,
che non
ha per orizzonte
la terra
ma l’immensità del cielo,
le sue
mani beneficanti
sono
come le ali del cuore
che
porta dovunque
il puro
amore della carità,
e non
conosce
creature
di terra,
ma solo
immagini vive
del
Redentore,
immagini
pure,
che lo
attraggono a Lui.
Egli non
sa poggiare
sulla
terra che per quello
ch'è
indispensabile alla vita,
per il
resto è come arco
slanciato
in alto,
che non
la tocca:
s’appoggia
alla grazia
e si
dona a Dio,
superando
l’abisso
della
propria natura.
È tutto
librato a volo,
come
colomba,
quando
discende verso la terra,
ha
sempre le ali pronte
a
spiegarsi ed a riportarlo
in alto
per sfuggire
alle
insidie del male.
Don Dolindo Ruotolo