Salendo nostro Signore Gesù Cristo
verso Gerusalemme,
sei giorni prima della sua Passione, una
folla numerosa,
che si era adunata a Gerusalemme
per celebrare la Pasqua il precetto
di Mosè,
gli corse incontro portando rami di
palme (cfr. Gv 12,12-13)
per proclamare con quel mezzo la sua
vittoria,
quasi si trattasse di un re terreno
del popolo d’Israele.
Per un costume antico, infatti, si
suole donare
una palma ai vincitori.
Alcuni peraltro, in quella stessa
folla, spezzavano
rami d’albero (cfr. Mt
21,8),soprattutto di ulivo,
accadendo la cosa nei pressi del
monte degli Ulivi,
e li portavano dove occorreva, per
stendere un tappeto
sulla via del Signore che si
avvicinava.
Da qui deriva l’usanza della festa di
portare in mano
in questo giorno, cantando, rami di
palma o d’ulivo,
e di denominare detta festa «Rami di
palma»
o «Rami d’ulivo».
Non è però privo di profondo
significato il fatto
di portare i rami di questi alberi.
L’ulivo, in effetti, che contiene nel
suo frutto
di che curare dolori e fatiche,
rappresenta le opere di misericordia
- e misericordia in greco si dice
appunto "oleos".
Quanto alla palma, il suo tronco è
rugoso,
ma vanta al suo termine, cioè alla
sua cima,
una bellissima acconciatura, mostrando
così
che dobbiamo elevarci passando per le
asprezze
di questa vita fino agli splendori
della patria celeste.
Ecco perché anche David, il profeta
salmista,
canta a proposito del giusto:
"Il giusto fiorirà come
palma" (Sal 91,13).
Teniamo perciò in mano i rami
d’ulivo,
mostrando nei nostri atti la
misericordia.
Prendiamo anche rami di palma, in
modo da attendere,
come premio della misericordia,non
terrene consolazioni,
ma la bellezza della patria di lassù,
dove ci precede Cristo
nostro Signore egli che è, secondo
l’affermazione
dell’Apostolo, "il termine della
legge,
perché sia giustificato chiunque
crede" (Rm 10,4).
Non trascuriamo poi il versetto del
salmo
che la folla cantava, applicandolo al
Signore:
Osanna nell’alto dei cieli, benedetto
colui che viene
nel nome del Signore,osanna nell’alto
dei cieli (cfr. Mt 21,9).
La venuta del Signore nella carne
fu,in effetti,
causa di salvezza non solo per gli
uomini sulla terra,
ma anche per gli angeli in cielo,
poiché,
mentre gli uomini sono salvati sulla
terra,
il numero degli angeli,
diminuito con la caduta del diavolo,
è completato in cielo.
"Osanna nell’alto dei
cieli" significa quindi:
Salvaci, tu che sei anche la salvezza
nei cieli.
E perché chiedevano tale salvezza con
molta devozione,
ripeterono quelle parole e dissero
per la seconda volta:
Osanna nell’alto dei cieli.
Che Cristo benedetto, Signore nostro
vi accordi dunque
di pervenire a quella salvezza,
lui che viene nel nome di Dio Padre,
con il quale vive e regna, Dio, nei
secoli dei secoli. Amen.
Anonimo del IX secolo-In Ramis
Palmarum-dal Sermone XI
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.