O figlio, più mi è cara
l’umile sopportazione nelle avversità,
che la pienezza di devota consolazione
del tempo favorevole.
Perché ti rattrista una piccolezza
che venga detta contro di te?
Anche se si trattasse di qualcosa di più,
non dovresti turbarti.
Lascia andare, invece.
Non è cosa strana; non è la prima volta,
né sarà l’ultima, se vivrai a lungo.
Tu sei molto forte fino a che nulla ti contraria;
sai persino dare buoni consigli
e fare forza ad altri con le tue parole.
Ma non appena si presenta alla tua porta
un’improvvisa tribolazione,
consiglio e forza ti vengono meno.
Guarda alla tua grande fragilità,
che hai constatata molto spesso,
di fronte a piccole contraddizioni.
Pure, è per il tuo bene che accadono simili cose;
deponile, dunque, dal tuo cuore,
come meglio puoi.
E se una cosa ti colpisce, non per questo
ti abbatta o ti tenga legato a lungo.
Sopporta almeno con pazienza,
se non ti riesce con gioia.
Anche se una cosa te la senti dire malvolentieri
e ne provi indignazione, devi dominarti;
non devi permettere che dalla tua bocca esca
alcunché di ingiusto, che dia scandalo ai semplici.
Ben presto l’eccitazione emotiva si placherà,
e l’eterna sofferenza si farà più lieve,
con il ritorno della grazia.
L’Imitazione
di Cristo -Libro III- Capitolo LVII
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