Non è di
una Chiesa più umana
che
abbiamo bisogno,
bensì di
una Chiesa più divina;
solo
allora essa sarà anche
veramente
umana.
(...)
La Chiesa non è una
comunità di coloro
che “non hanno bisogno
del medico”,
bensì una comunità di
peccatori convertiti,
che vivono della
grazia del perdono,
trasmettendola a loro
volta ad altri.
Se leggiamo con attenzione il Nuovo Testamento,
scopriamo che
il perdono non ha in
sé niente di magico;
esso però non è
nemmeno
un far finta di
dimenticare,
non è “un fare come se
non”,
ma invece un processo
di cambiamento del
tutto reale...
Il toglier via la
colpa
rimuove davvero
qualcosa;
l’avvento del perdono
in noi
si mostra nel
sopraggiungere della penitenza.
Il perdono è in tal
senso un processo
attivo e passivo:
la potente parola
creatrice di Dio su di noi
opera il dolore del
cambiamento
e diventa così un
attivo trasformarsi.
Perdono e penitenza,
grazia e propria personale conversione
non sono in contraddizione,
ma sono invece due
facce dell’unico
e medesimo evento.
Questa fusione di attività e passività
esprime la forma essenziale
dell’esistenza umana.
Infatti tutto il nostro creare
comincia con l’essere
creati,
con il nostro
partecipare
all’attività creatrice
di Dio.
Joseph Ratzinger
(Testo tratto da un intervento tenuto dal Cardinal Joseph Ratzinger il 1°
settembre 1990,
in occasione del IX Meeting per l’amicizia fra i popoli
a Rimini
(25 agosto – 1° settembre 1990)
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