venerdì 18 aprile 2014

Via Crucis - XII STAZIONE



Dalì - Cristo di S. Giovanni della Croce


Padre mio, mi sono affezionato alla terra

 quanto non avrei creduto.


E’ bella e terribile la terra.



Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.


Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.


E’ solo una stazione per il figlio Tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.


Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.


Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.


La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali.


Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.


Congedarmi mi dà l’angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?


Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?


La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.



Padre, non giudicarlo
questo mio parlarti umano quasi delirante,
accoglilo come un desiderio d’amore,
non guardare alla sua insensatezza.


Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà
eppure talvolta l’ho discussa.


Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego.


Quando saremo in cielo ricongiunti
sarà stata una prova grande
ed essa non si perde nella memoria dell’eternità.


ma da questo stato umano d’abiezione
vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.


Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina,
ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi.


Qui termina veramente il cammino.


Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità.


Ma tu sai questo mistero. Tu solo.




Da Via Crucis al Colosseo 1999,

XII Stazione di Mario Luzi


Versi scritti da Mario Luzi per la Via Crucis al Colosseo

presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II

in occasione della Pasqua del 1999.

Si tratta di un'altissima meditazione sull'incarnazione,

 la morte e la resurrezione di Gesù,

rivolta a laici e credenti.

 Lo stesso Luzi ricorda che, quando gli venne proposto

di scrivere questo testo,

"l'immaginazione già in moto mi prefigurò un testo poematico

di cui Gesù fosse l'unico agonista.

In un ininterrotto monologo Gesù nella tribolazione

della Via Crucis avrebbe confidato al Padre

la sua angoscia e i suoi pensieri dibattuti tra il divino e l'umano,

 la sua afflizione e la sua soprannaturale certezza."




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