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lunedì 23 aprile 2018

Poter far penitenza è grazia



“Noi cristiani, anche negli ultimi tempi,
abbiamo spesso evitato la parola penitenza,
che ci appariva troppo dura.
Adesso sotto gli attacchi del mondo
che ci parlano dei nostri peccati,
vediamo che poter far penitenza è grazia
e vediamo come sia necessario fare penitenza,
riconoscere cioè ciò che è sbagliato
nella nostra vita”.

Benedetto XVI



***

 

sabato 6 maggio 2017

Risplenda la Tua luce




Risplenda la Tua luce, Dio misericordioso,
sui Tuoi figli purificati dalla penitenza;
Tu che ci hai ispirato la volontà di servirti,
porta a compimento l’opera da Te iniziata.
Per Cristo nostro Signore. Amen



(Orazione-da Liturgia delle ore)




giovedì 5 marzo 2015

Non una penitenza esteriore






 

 Gesù Cristo
non predicava una penitenza esteriore,
come quella dei farisei,
ma voleva che l’anima si pentisse,
si umiliasse, riparasse,
e si presentasse al cospetto di Dio
pura, fiduciosa, umile
e confidente, vivendo una vita nuova.

La penitenza corporale, del resto,
non è tale se non in quanto produce
o aiuta a produrre gli atti interni.

Un rigore tutto materiale
è fachirismo, non è amore;
l’anima non punisce il corpo
per mostrare in esso
una forza di resistenza fisica,
ma per contenerlo nei limiti,
aprire libero il varco allo spirito;
non lo priva di un cibo per severità,
ma perché sia minore
il frastuono dei sensi,
non lo percuote per sadismo,
ma per scuotere attraverso la pena
il torpore spirituale,
e per unirsi alla Passione di Gesù Cristo;
non gli inibisce la comunicazione
col mondo per mancanza di gentilezza,
ma proprio per non rendersi scortese
col suo Signore.

La penitenza è purificazione,
ordine, disciplina dello spirito
che produce nell’anima
e nel medesimo tratto esterno
una soavità gentilissima,
facendo, per così dire,
affiorare sul corpo stesso
la luminosità interiore.

Don Dolindo Ruotolo