"Anch'io dico: "Dio mio, dove sei?".
Ecco dove sei! Respiro in te un poco,
quando effondo su me la mia anima
in un grido di esultanza e di lode,
concerto di una celebrazione festosa.
Eppure l'anima mia è ancora triste,
poiché ricade e torna abisso, o
piuttosto
sente di essere ancora abisso.
La mia fede, da te accesa nella notte
innanzi ai miei passi, le dice:
"Perché sei triste, o anima, e perché mi turbi?
Spera nel Signore.
La sua Parola è lucerna che rischiara i tuoi passi.
Spera e persevera finché sia passata la notte,
madre degli empi;
finché sia passata la collera del Signore,
collera di cui fummo figli anche noi,
un tempo tenebre. I residui di quelle
tenebre
ci trascinano dietro nel nostro corpo morto
per colpa del peccato, finché aliti il giorno
e siano dissipate le ombre. Spera nel Signore".
Fin dal mattino sarò in piedi a contemplare,
sempre lo confesserò.
Fin dal mattino sarò in piedi a vedere
la salvezza del mio volto, il mio Dio,
che vivificherà anche i nostri corpi mortali
grazie allo spirito che abita in noi,
misericordiosamente portato
sopra il fiotto tenebroso della nostra intimità.
Da lui abbiamo ricevuto in questo pellegrinaggio
il pegno di essere presto luce.
Ormai siamo salvati nella speranza
e siamo figli della luce e figli del giorno,
non figli della notte e delle tenebre
come un tempo.
Fra questi e noi tu solo, nella perdurante
incertezza
della scienza umana, operi la separazione:
poiché vagli i nostri cuori e chiami
la luce giorno e le tenebre notte.
Chi ci discerne, se non tu? Ma cosa abbiamo,
che non abbiamo ricevuto da te?
Vasi d'onore, fummo tratti dalla medesima massa,
da cui furono tratti anche altri, vasi di
spregio."
S. Agostino
***
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