venerdì 10 ottobre 2014

La tristezza è una nota inevitabile




La tristezza è una nota inevitabile 
e significativa della vita,
perché nella vita, in ogni suo momento
tu hai la percezione di qualcosa
che ancora ti manca;
la tristezza è un’assenza sofferta.

Che cosa rende buona la tristezza? 

Riconoscerla come strumento significativo
 del disegno di Dio. 

Il disegno di Dio implica questo:
che la vita sia sempre, in qualsiasi caso
… soggetta alla percezione di qualcosa che manca. 

Ed è provvidenziale questo …
 
Che la vita sia triste
è l’argomento più affascinante
per farci capire che il nostro destino
è qualcosa di più grande,
è il mistero più grande. 

E quando questo mistero
ci viene incontro diventando un uomo,
allora questo fascino
diventa cento volte più grande. 

Non ti toglie la tristezza,
perché il modo con cui Dio
diventa uomo
è tale che l’hai senza averlo,
l’hai già e non l’hai ancora. … 

Non lo vediamo
 – io non vedo Lui come vedo te – ,
so che Lui è qui perché ci sei tu,
perché ci siamo noi …

La tristezza
 è la condizione che Dio
ha collocato nel cuore
dell’esistenza umana, perché l’uomo
non si illuda mai tranquillamente
che quello che ha gli può bastare. 

La tristezza è parte integrante,
non della natura del destino dell’uomo,
ma dell’esistenza dell’uomo,
cioè del cammino al destino,
ed è presente ad ogni passo.

Quanto più questo passo è bello per te,
quanto più è incantevole per te,
quanto più è tuo, tanto più capisci
 che ti manca quello che più aspetti.

(Luigi Giussani, Si può vivere così?, p. 338)



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.