giovedì 5 marzo 2015

Non una penitenza esteriore






 

 Gesù Cristo
non predicava una penitenza esteriore,
come quella dei farisei,
ma voleva che l’anima si pentisse,
si umiliasse, riparasse,
e si presentasse al cospetto di Dio
pura, fiduciosa, umile
e confidente, vivendo una vita nuova.

La penitenza corporale, del resto,
non è tale se non in quanto produce
o aiuta a produrre gli atti interni.

Un rigore tutto materiale
è fachirismo, non è amore;
l’anima non punisce il corpo
per mostrare in esso
una forza di resistenza fisica,
ma per contenerlo nei limiti,
aprire libero il varco allo spirito;
non lo priva di un cibo per severità,
ma perché sia minore
il frastuono dei sensi,
non lo percuote per sadismo,
ma per scuotere attraverso la pena
il torpore spirituale,
e per unirsi alla Passione di Gesù Cristo;
non gli inibisce la comunicazione
col mondo per mancanza di gentilezza,
ma proprio per non rendersi scortese
col suo Signore.

La penitenza è purificazione,
ordine, disciplina dello spirito
che produce nell’anima
e nel medesimo tratto esterno
una soavità gentilissima,
facendo, per così dire,
affiorare sul corpo stesso
la luminosità interiore.

Don Dolindo Ruotolo

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