domenica 29 marzo 2015

In Ramis Palmarum




Salendo nostro Signore Gesù Cristo verso Gerusalemme,
sei giorni prima della sua Passione, una folla numerosa,
che si era adunata a Gerusalemme
per celebrare la Pasqua il precetto di Mosè,
gli corse incontro portando rami di palme (cfr. Gv 12,12-13)
per proclamare con quel mezzo la sua vittoria,
quasi si trattasse di un re terreno del popolo d’Israele.

Per un costume antico, infatti, si suole donare
una palma ai vincitori.

Alcuni peraltro, in quella stessa folla, spezzavano
rami d’albero (cfr. Mt 21,8),soprattutto di ulivo,
accadendo la cosa nei pressi del monte degli Ulivi,
e li portavano dove occorreva, per stendere un tappeto
sulla via del Signore che si avvicinava.

Da qui deriva l’usanza della festa di portare in mano
in questo giorno, cantando, rami di palma o d’ulivo,
e di denominare detta festa «Rami di palma»
o «Rami d’ulivo».

Non è però privo di profondo significato il fatto
di portare i rami di questi alberi.
L’ulivo, in effetti, che contiene nel suo frutto
di che curare dolori e fatiche,
rappresenta le opere di misericordia
- e misericordia in greco si dice appunto "oleos".

Quanto alla palma, il suo tronco è rugoso,
ma vanta al suo termine, cioè alla sua cima,
una bellissima acconciatura, mostrando così
che dobbiamo elevarci passando per le asprezze
di questa vita fino agli splendori della patria celeste.
Ecco perché anche David, il profeta salmista,
canta a proposito del giusto:
"Il giusto fiorirà come palma" (Sal 91,13).

Teniamo perciò in mano i rami d’ulivo,
mostrando nei nostri atti la misericordia.
Prendiamo anche rami di palma, in modo da attendere,
come premio della misericordia,non terrene consolazioni,
ma la bellezza della patria di lassù, dove ci precede Cristo
nostro Signore egli che è, secondo l’affermazione
dell’Apostolo, "il termine della legge,
perché sia giustificato chiunque crede" (Rm 10,4).

Non trascuriamo poi il versetto del salmo
che la folla cantava, applicandolo al Signore:
Osanna nell’alto dei cieli, benedetto colui che viene
nel nome del Signore,osanna nell’alto dei cieli (cfr. Mt 21,9).

La venuta del Signore nella carne fu,in effetti,
causa di salvezza non solo per gli uomini sulla terra,
ma anche per gli angeli in cielo, poiché,
mentre gli uomini sono salvati sulla terra,
il numero degli angeli,
diminuito con la caduta del diavolo,
è completato in cielo.
"Osanna nell’alto dei cieli" significa quindi:
Salvaci, tu che sei anche la salvezza nei cieli.

E perché chiedevano tale salvezza con molta devozione,
ripeterono quelle parole e dissero per la seconda volta:
Osanna nell’alto dei cieli.

Che Cristo benedetto, Signore nostro vi accordi dunque
di pervenire a quella salvezza,
lui che viene nel nome di Dio Padre,
con il quale vive e regna, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.


Anonimo del IX secolo-In Ramis Palmarum-dal Sermone XI


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